La “vecchia” scuola tarpa le ali ai giovani
Basta con la vecchia scuola, una scuola che continua ad imbottire i giovani allievi di conoscenze, in parte funzionali, ma non più sufficienti per vivere in un mondo globalizzato, un mondo in continuo cambiamento, un mondo completamente diverso da come se lo immaginano, sui banchi scolastici, i giovani allievi italiani. Perché continuare su una vecchia strada che non porta più da nessuna parte? ….
Perché continuare a creare giovani che, appena terminato il ciclo di studi, si trovano proiettati in un mondo che non conoscono, che li disorienta, che , nella maggior parte dei casi, non li gratifica, ma, al contrario, li fa sentire inutili, frustrati, incompresi, li lascia, in una parola, amareggiati e delusi? Allora le domande che martellano la giovane mente dei ragazzi, ma anche dei genitori sono: Perché continuare a creare giovani inoccupati? Perché far morire nei giovani la speranza? Perché negare loro la possibilità di amare, di mettere su casa,di godere di quella felicità, di quell’appagamento, di quell’intimità che solo una famiglia può dare?
La risposta, direte, non è semplice né facile, tanto che continuare il già consolidato “parcheggio” sembra l’unica strada ancora percorribile, forse perché la meno indolore, forse perchè la più accettata.
Ebbene, NO! Bisogna avere la forza e il coraggio di dire, una volta per tutte, BASTA!!!! Non è più possibile continuare a mettere, come lo struzzo, la testa sotto la sabbia e andare avanti come se il problema, grave e non più sostenibile, non esistesse.
Qualcuno potrebbe ribattere che il governo sta cercando di “ riaccendere nei giovani il motore del desiderio” o che le proposte della ministra Carrozza per favorire il raccordo tra scuola e lavoro, aiutino i giovani a capire da subito se la strada che intendono percorrere è quella che appassiona.
E allora, come fare per trovare la strada per la propria vita? La risposta non è certo facile, ma stare con le mani in mano o limitarci a fare pura demagogia o offrire risposte solo virtuali, significa sacrificare un’intera generazione. Forse dovremmo guardare le risposte concrete che i Paesi d’oltralpe hanno già dato a questo problema, forse dovremmo ispirarci a loro, forse dovremmo addirittura copiarli in qualcosa ed adattarla alle nostre concrete esigenze. Che dire, infatti, del modello germanico-olandese, il cosiddetto sistema “duale”? Attraverso l’ormai noto sistema di apprendistato focalizzato sulla struttura scolastica ed aziendale, il Governo offre un contratto di apprendistato ai giovani studenti che diventano anche lavoratori ,sebbene con salari minimi. Si, proprio la Germania, ex malata d’Europa, quella Germania della Merkel che pretende di essere a tutti i costi leader in campo economico e, per questo, odiata da molti italiani, ha attuato una serie di riforme lungimiranti che vanno dai conti pubblici alle riforme salariali, e che ha portato il proprio Paese in una situazione di vantaggio. Anche l’Olanda ha adottato politiche lungimiranti che vanno dalle politiche economiche di austerità a scelte di bilancio con lo scopo preciso di ridurre la spesa pubblica. La conseguenza è, oggi, un PIL in crescita, grazie soprattutto alle esportazioni non solo verso la Germania, ma anche e soprattutto verso i noti Paesi emergenti, come Cina, Brasile… Anche qui si è creata una situazione positiva che richiama anche nuova forza lavoro, sebbene a basso costo.
In Italia, Paese del sud-Europa, si ha, invece, un tasso di disoccupazione alle stelle. Di uscita dalla crisi nemmeno se ne parla, dei giovani avviliti e senza prospettiva tutti si riempiono la bocca, ma per loro si fa nulla o ben poco. L’unica via d’uscita per i più intraprendenti rimane l’emigrazione, si l’emigrazione proprio verso la Germania, il Belgio, persino verso la Francia, ma anche verso il Brasile, l’Argentina….proprio come successe ai nostri nonni alla fine dell’800 e l’inizio del 900. La sorpresa maggiore, poi, è scoprire che le regioni da cui si emigra di più è la Lombardia, seguita dal Veneto e dal Piemonte. Tutte regioni insospettabili, soprattutto se si pensa che sono state, circa mezzo secolo fa, ambita meta di emigrazione interna.
Quale la conseguenza di tutto ciò? Gli investimenti andranno sempre più verso i Paesi del nord-Europa, Paesi verso cui è diretta l’emigrazione e che i Paesi del sud saranno costretti a fornire solo manodopera e anche a basso costo e che gli obiettivi che la Germania ha stipulato con l’Italia attraverso la nota “Dichiarazione di intenti sull’apprendimento duale”, in base alla quale accoglierà giovani cittadini italiani ed europei per dar loro una formazione e, quindi, per trasferire conoscenze, resteranno solo nobili intendi,perché, nella maggior parte dei casi, resteranno viaggi senza ritorno. Nel 2012, infatti,ben 20.000 giovani sono giunti dalla Spagna, 34.000 dalla Grecia, 11.000 dal Portogallo, 42.000 dall’Italia. Il tutto sfruttando i finanziamenti europei destinati ai Paesi in difficoltà.
Nel frattempo, le ricerche fatte sul territorio italiano dicono che entro il 2015 nel nostro Paese si creeranno nuovi posti di lavoro destinati a rimanere vacanti perché non ci saranno le specializzazioni necessarie. Si tratta di informatici, analisti…. Altre richieste ci saranno presso i servizi sanitari, i servizi sociali, presso le economie verdi, soprattutto nel settore energetico per le energie rinnovabili. La speranza è che il nostro Governo capisca in tempo utile che non è sufficiente fare solo formazione per i nostri giovani, ma anche investimenti giusti se si vuole rilanciare l’economia, se non si vuole continuare a tarpare le ali ai nostri giovani e se si decide che il nostro Paese non deve diventare riserva di manodopera per la ripresa e lo sviluppo dei Paesi del nord-Europa.
Art. scitto dalla Professoressa Leonarda Oliva →
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