A Cassino sappiamo solo dire no…il biogas può essere una best practice

 Meritocrazia Italiana ® condanna gli atteggiamenti di chi sa solo opporsi e di chi prova a mettersi in mostra dichiarando falsità, al contrario si schiera al fianco di chi ha voglia di fare bene. Dobbiamo smetterla … 

di tentare di impedire l’avanzamento del progresso che può tradursi in occupazione per il nostro territorio. 

Ormai la città di Cassino è diventata un luogo in cui non è più possibile fare investimenti imprenditoriali perché c’è qualcuno che, godendo dei favori dei mezzi d’informazione, prova a mettersi in mostra demonizzando chi si impegna per far crescere l’economia del nostro territorio.

Nello specifico mi riferisco alla notizia apparsa sui quotidiani locali giovedì 4 settembre 2014 dalla quale ho appreso che anche a Cassino c’è qualcuno che intende investire in “green Energy” attraverso la realizzazione di un impianto a biogas e che, subito, qualcun altro, con manie di protagonismo, prova a influenzare negativamente l’opinione pubblica con false informazioni su questioni invece molto serie che riguardano la politica energetica di tutto il Paese.

A tal proposito mi sento in dovere di intervenire spiegando che questo tipo di impianti sono incentivati dalla Comunità Europea che attraverso il “libro bianco” li inserisce tra le best practice a livello Comunitario. Già da molti anni queste tipologie di FER (fonti energetiche rinnovabili) sono state adottate da moltissime realtà agricolo/industriali oltre che da tantissimi altri Paesi dell’Unione che utilizzano questi sistemi per la produzione combinata di energia elettrica e termica, con notevole risparmio rispetto alle fonti fossili sia in termini economici che di emissioni climalteranti.

In Italia, infatti, con il D.lgs. n° 28 del 3 marzo 2011 si recepisce quanto già a livello europeo era stato sancito dalla Direttiva 2009/28/CE recante norme sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili.

Per esperienza personale, a seguito di una visita effettuata l’anno scorso presso uno degli impianti di biogas più vicino a noi, situato a Latina, posso affermare che tutta questa preoccupazione è davvero infondata in quanto, se seguite le norme, la zona circostante non risente affatto di alcun problema proveniente dall’impianto stesso. Nell’avvicinarmi, a circa 50 metri, notai all’olfatto un leggero odore di letame che è nulla più di quanto si può sentire in una fattoria dove sono presenti animali. Lungo il perimetro notai anche una grande concentrazione di serre che sfruttavano il calore prodotto dal vicino impianto per creare il clima ideale alla floricoltura. 

Dopo una chiacchierata con il titolare dell’impianto e con i proprietari delle serre appresi che il tutto (impianto più serre) aveva creato 46 posti di lavoro in più sul territorio.

In pratica un impianto di biogas è un grosso recipiente in cui vengono inseriti materiali organici (liquami animali, scarti vegetali, colture erbacee) che dopo una fase di digestione anaerobica producono un gas (biogas) composto al 70% da metano. Tale gas viene utilizzato per la semplice alimentazione di un motore a combustione interna (come un normale Diesel) collegato ad una dinamo che produce energia elettrica. Dal raffreddamento del motore si produce energia termica (acqua calda 90 °C). 

 

Il mio appello è rivolto ai competenti settori deputati al rilascio delle autorizzazioni affinché, verificate le condizioni di salvaguardia dell’ambiente e il rispetto di tutte le normative vigenti, non creino ostacoli strumentali che di fatto impedirebbero la crescita e limiterebbero l’occupazione del nostro territorio, cosa che proprio non possiamo permetterci.

Meritocrazia Italiana  

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